ACQUA POTABILE

Così il Comune di Romano Canavese ha denominato il progetto di portare l'acqua potabile nel paese.
A Romano fino ai primi anni '30 del secolo scorso (mi pare il 1933) non esisteva un impianto di distribuzione dell'acqua potabile.
A soddisfare il fabbisogno idrico per la popolazione erano i pozzi pubblici e privati ed i corsi d'acqua presenti nel territorio comunale.
I pozzi pubblici a Romano erano siti in luoghi strategici per dar modo alla popolazione di poter attingere l'acqua con la maggior comodità possibile.
Nella fattispecie erano situati
- in canton "piazza" (nello slargo in prossimità dell'incrocio tra via risorgimento, via s. maria e via all'asilo);
- in canton "castello" (piazzetta di s. marta);
- in canton di "ball" (sotto la casa parrocchiale all'incrocio tra via s. teresina e via montegrappa profondo 33 mt.);
- in canton "castagnetto" (via castelletto);
- in canton "noveletto" (angolo nord- ovest dietro la chiesa profondo 39mt.);
- in canton "fraccia" (nello slargo in prossimità dell'incrocio fra la via s.teresina e vicolo novaletti);
- in cantone "rua" ( ang. sud-est di piazza a. sarti);
- in canton "sorcheria" (via general pavetto);
A Cascine risulta essercene uno soltanto in cantone "fornaci" (via principe amedeo) in quanto il resto dell'abitato poteva usufruire dell’acqua dalla "roggia dei mulini" che era acqua di risorgiva (il poseul).
Mentre quelli privati erano innumerevoli soprattutto nelle case della nobiltà e della borghesia; in qualche casa (soprattutto nella parte alta dell'abitato) erano sostituiti da cisterne dotate di purgatorio per il recupero dell'acqua piovana.
Verso la fine dell’800, sotto la spinta modernista auspicata e avviata dal neonato regno italico nonché dalla volontà della popolazione romanese, l'amministrazione comunale decise di assumere dei provvedimenti atti ad acquisire uno studio di fattibilità per la realizzazione di un impianto di adduzione e distribuzione di acqua potabile per tutto il paese.
Pertanto, con deliberazione del consiglio comunale del 12.11.1912 dava incarico a due periti (i geometri Ghiardi Giovanni di S. Martini e Pasero Giuseppe di Perosa) perchè "effettuassero degli assaggi e studi preventivi da farsi una volta al mese per un anno sulla qualità e quantità dell'acqua da eseguirsi in tempi diversi e separatamente ".
Il progetto preliminare che ne seguì nel 1914, a firma del geom. Milano Antonio, prevedeva la captazione dell'acqua dalla sorgente di “stiner" sita in frazione Bessolo di Scarmagno mediante la realizzazione di un'opera di presa in galleria e da una tubazione in ferro da posare in parallelo alla strada pubblica Montalenghe - Ponte Chiusella fino alla "fraccia" e da quì fino al serbatoio di carico della Torre per una lunghezza di 3.150 mt.
Trascorso il periodo bellico del '15 - 18 in cui il progetto venne posto in quescienza e dopo essersi ripresa e riassestata l’organizzazione politico amministrativa vennero riprese le pratiche relative al progetto dell'acqua potabile dando incarico al geom. A. Milano che redigesse il progetto esecutivo che venne presentato al comune in data 12.12.1923.
Alla base del progetto veniva assunta una quantità d'acqua necessaria al fabbisogno della popolazione pari a lt. 110.000 a fronte di una disponibilità alla sorgente di lt. 1,7 al minuto secondo pari 147.000 lt. al giorno con una riserva di circa 37.000 lt.
Il fabbisogno giornaliero occorrente per persona era così determinato:
per bere: lt. 1,5
per preparazione alimenti: lt. 3,5
per lavatura utensili: lt. 15
per animali di casa: lt. 10
per bovini,cavalli,muli: lt.50
per sprechi: lt. 28.
Abitanti al 1921: № 1.800
Animali: № 1.000
La pressione d'esercizio alla fontanella di s. Solutore (determinata dai dislivelli di quota piezometrica) era di circa 5 atmosfere e al serbatoio della torre venne calcolata in 1 atmosfera, più che sufficiente ad erogare
acqua a tutto il paese.
La lunghezza della condotta principale, come già detto, venne prevista di mt.3.150 mentre le condotte di distribuzione interne al paese assunsero a mt 2.932 per Romano e mt. 4.300 per Cascine per un totale di mt. 10.382.
L’erogazione dell’acqua sarebbe avvenuta tramite n⁰ 50 fontanelle e n⁰ 30 bocche incendio.
Il costo dell'opera venne stimato in £. 690.000.!!!
Uno sproposito per quell'epoca e per le ristrettezze del bilancio comunale dissanguato dalle spese seguite al periodo bellico. Per far fronte alle spese necessarie alla realizzazione del progetto si rendeva necessario svincolare le rendite nominative costituite presso la Banca d'Italia (oltre £. 250.000) e all'accensione di un mutuo presso la stessa che avrebbe condizionato il bilancio comunale per diversi decenni. Scoppiarono opposizioni, critiche, prese di posizioni, accuse all'amministrazione comunale dalle varie fazioni della popolazione tali da portare alle dimissioni del sindaco protempore cav. Enrico Battista nel maggio del 1925.
Appianate le controversie e rientrate le dimissioni del sindaco, vennero avviate le procedure tecnico-amministrative per dare inizio dei lavori che avvenne alla fine dello stesso anno sotto la sorveglianza di una " Commissione per l'acqua potabile" eletta dal consiglio comunale.
L'impresa costruttrice dell'opera di presa risultò essere la ditta Formia & Scavarda di Ivrea.
Nel febbraio del 1926 venne a mancare il geom. Milano a cui subentrò l'Ing. Angelo Falco di Romano per incarico della Giunta comunale, già componente della predetta commissione, al quale il segretario comunale contestò l'incarico per mancanza dei requisiti professionali.
Infatti, lo stesso non è ingegnere ma "perito agrario agrimensore" come da certificato di licenza del 20.08.1869 ottenuto presso l'Istituto tecnico di Torino (lettera del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio - ministro M. Minghetti. - in data 18.11.1869 n.5871 in Firenze).
Era il padre dell'ingegner Rinaldo Falco (tenente del R.E. reduce del 1⁰ conflitto mondiale e deceduto nel 1919 in seguito a postumi di guerra) e marito di Laura Caligaris ultima erede della famiglia di Giacomo Pavetti (nel '26 aveva 73 anni)
Dal 1929 " l'Acqua Potabile di Romano" diventa "Acquedotto municipale Strambino Romano" a seguito dell'accorpamento dei comuni in epoca fascista.

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