La maroda

Era una " moda" che la gioventù praticava nella bella stagione. Si trattava, in sostanza, di una sottrazione di frutta altrui: di fatto era un furto ma eseguito in maniera gogliardica! che peraltro era " tollerata " dai proprietari se eseguita in maniera "modesta e non vandalica". Non era effettuata per fame ( non ai miei tempi !) ma per una consuetudine tramandata e consolidata nel tempo: lo avevano fatto i padri e prima di loro i padri dei padri ecc. che erano poi le fonti primarie delle informazioni ( sotto banco però, perchè ufficialmente era "una cosa da non fare" assolutamente disdicevole !!!) Con inizio del mese di maggio e fino a settembre inoltrato si praticava la " maroda" nelle vigne e nei frutteti del paese: gruppi di ragazzini (e non solo!) dopo la scuola e verso sera si davano appuntamento in qualche posto del paese dove normalmente era abitudine ritrovarsi e ( dopo disamina delle località con la frutta matura, dei possibili rischi in cui si sarebbe potuto incorrere e la spartizione delle zone ) si partiva per la scorribanda. Normalmente quelli di "piazza, santa maria e montiglio" frequentavano le vigne del "doni - di val e di sottovigne", mentre invece quelli della rua, della fracia, di castelletto e di novaletto avevano l'abitudine di "visitare" quelle del "monte, del ciavari, della richetta e del bubiass). Quei di Cascine erano mal tollerati per cui si creavano conflittualità che a volte sfociavano in piccole baruffe e dispetti. Si sconfinava in quel di Stambino e ci si scambiava le informazioni sul tipo di frutta da piratare: ciliege, pesche, fichi, pere, prugne, uva e quanto altro fosse appetibile. Le ciliege avevano tre localizzazioni storiche: nelle castellette (veterinario e la svissar!), nel bubiass ( luisina e pavat), nella carbunera (al grifiun ad notu d' vaiu). Le pesche e le prugne ( quelle da vigna quasi dappertutto) e quelle di coltivazione nel bubiass ( luisin-a, pavat e lisandar, giuanin d' jori), nel ciavari e nella richetta ( pavat, bes-ciöt, l'ambrosiu, l'ciavatin, pierino d'la ral, prà, cruata, carlass tanti altri) e per valle ( stevan d' blonu, i vaiu, pierino brietu, culetu, i majeur, i' andrina, cuj d'la purela, cuj dal rus e tanti altri). L'uva c'era dappertutto, ma quella più ricercata era la lugnenca, al ciprian, i euv ad gal (pizzutello), al muscatel e l'ua merica o frola. Il grifiun di notu d' vaio era una pianta enorme in mezzo ad un prato, meta di un mare di gente ( anche non più giovincelli) che si arrampicavano dappertutto: arrivavano anche dai paesi dei dintorni e purtroppo vandalizzavano la pianta spezzandone i rami, pestavano il fieno e facevano dispetti a tre fratelli (i carlass) che abitavano in zona e che mal tolleravano tali gesti provocandone reazioni a volte inconsulte. Purtroppo a causa di tali fatti, Notu d' vaio, stufo di tali vandalismi, si vide costretto malaugaratamente ad abbattere la ciliegia. Compiute le scorribande, i frutti della razzia venivano infilati nella camicia uso marsupio e si ritornava al posto di convegno solito: ci si scambiava e si divideva con " i pavidi" rimasti in attesa i prodotti razziati. Vietato farsi "beccare" perchè se sorpresi in flagrante si ritornava a casa con il culo caldo. Ricordo che una sera, di ritorno da una "cujieita di bri-gne" molto mature, seduti sui gradini della chiesa una squadra di "dasbela" ( ormai sazi di mangiarne ) hanno cominciato a tirare le prugne contro la casa di fronte. Doveva essere un bel divertimento perchè quando la prugna matura si spiaccicava contro le persiane della casa di Gissia faceva un effetto esplosione e si sentiva un leggero tintintinnio: era il "grimel" che rimbalzava sui cubetti della strada. Alle inevitabili e feroci rimostranze della padrona di casa ( poverina: aveva appena cambiato le tende qualche giorno prima ) c'è stato il fuggi fuggi generale: chi sarà stato? Nessuno!!! Il giorno dopo però c'era un gruppetto di ragazzini che, mogi mogi, con scale e spugna lavavano le persiane, il muro e raccoglievano la frutta ivi spiaccicata, tra gli sbraiti e le minacce di punizioni esemplari della Gissia furiosa e i lazzi degli altri "non beccati": chi fossero si sa ma non si dice! Questi erano i divertimenti semplici dei ragazzini dell'epoca ( anni '60 ) ma che erano un passaggio ineluttabile della vita di paese.

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