Santi Pietro e Solutore
Inizialmente a Romano vi erano due importanti Parrocchie, una dedicata a San Pietro e una dedicata a San Solutore.
Nel 1818 si decise di sopprimere la Parrocchia di San Solutore e incorporarla in quella di San Pietro, la cui chiesa situata in centro paese, era maggiormente fruibile dall’intera popolazione Romanese. Tale decisione comportò diverse difficoltà in particolar modo nei giorni di festa, in quanto la chiesa risultò troppo piccola per contenere l’affluenza.
Fu nel 1819, quando il sindaco Francesco Ruggia invitò il misuratore architetto e geometra Gayo di Ivrea a valutare una soluzione per sopperire a tale problema, il quale propose un ampliamento della chiesa di San Pietro utilizzando i terreni comunali vicini; tale proposta rimase però in sospeso.
Nel 1823 il Gayo propose al sindaco romanese in carica, conte Carlo Maria Marchetti, tre ipotesi: la costruzione di una nuova chiesa vicino al municipio; la costruzione di una nuova chiesa in località Piazza oppure l’ampliamento della chiesa di San Pietro.

Dopo vari contrasti tra la popolazione circa la scelta della soluzione da adottare, i lavori di costruzione iniziarono nel 1829 optando per la prima proposta.
La progettazione della chiesa, fin dal 1820, era stata assegnata a un grande architetto del tempo, l’artefice della chiesa Gran Madre di Dio in Torino, il Bonsignore; questi farà il disegno della chiesa, in piccolo, e l’architetto Storero svilupperà in seguito l’intero progetto.
Questi due grandi architetti, purtroppo, morirono prima che l’opera fosse terminata; la porteranno a termine, con opportune aggiunte, il Pezzatti d’Ivrea e i Martelli di Strambino.
L’opera venne ultimata nel 1842 e il costo totale sarà di circa 300 mila lire, comprese le opere di abbellimento e di finizione.
La nuova chiesa parrocchiale venne inaugurata e consacrata alla SS. Assunta e ai Santi Pietro e Solutore nel 1843. 

Organo Camillo Guglielmo Bianchi

“Il consiglio comunale voluto secondare li continui reclami della popolazione perché fosse provvisto, stilata una convenzione d’Organo che sia adatto per la nuova chiesa parrocchiale.
Colte spese di lire dodici mille per cui avrebbe già stanziato in bilancio 1860.” (Consiglio Comunale 14/11/1859)

Il consiglio comunale, presieduto dal sindaco Maurizio Jorio, a seguito delle varie richieste da parte della comunità, stipula il 5 maggio del 1860 l’atto di Convenzione tra la comunità di Romano e il sig. Camillo Guglielmo Bianchi nato a Lodi e residente a Novi Ligure. (Consiglio Comunale 05/05/1860).

L’intero progetto venne visionato dal maestro Felice Frasi e dal Canonico Boratto in accordo con il costruttore, così da poter rendere lo strumento unico nel suo genere : “… da non temere il confronto con gli altri organi più accreditati…” (Protocolli N° 204/209 1860)

L’organo venne infine collaudato dallo stesso maestro Felice Frasi nel giugno del 1863, il quale dichiarò:”… essere stata l’opera eseguita colla massima perfezione…”. (L’armonia, 15/05/1863)

La cassa e l’orchestra furono costruite su disegno dell’architetto Martelli di Strambino e da un minusiere locale, il sig. Michele Riccardino; costarono in tutto 2.188 lire. (Protocolli N°217/220 1860)

L’intera opera venne pagata totalmente dal Comune e dalla comunità stessa al costo totale di circa 16 mila lire.

Nell’anno 1967, l’organista titolare il maestro Pietro Bertone incaricò la ditta Marzi di San Maurizio D’Opaglio di dotare l’organo di un elettroventilatore e di ampliare la pedaliera estendendola a 27 note reali.

L’organo della chiesa parrocchiale risulta, ancora oggi, essere l’unico strumento costruito da Camillo Guglielmo Bianchi.

dove si trova

Piazza Ruggia, ROMANO CANAVESE
Galleria

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