Verso la fine di ottobre e l'inizio di novembre nelle famiglie che avevano vendemmiato si provvedeva alla spillatura del vino nuovo e alla torchiatura delle vinacce. Il bocia danà, ormai cresciuto, era solitamente invitato alla "torciura" a casa di un conoscente nel "canton d'la Rua".
Nel garage sotto la travà dove erano state sistemate le "bonze" (tine) nelle quali il mosto aveva terminato di bollire si dava inizio alla "vinatura" (spillatura) del "fiore" (mosto diventato vino) e all'accantonamento delle vinacce, per essere successivamente spremute, e recuperata la "torciura".
Nel pomeriggio si andava a recuperare " al carin d'al torc con na cubbia ad vache" e condotto a casa sotto la travà. Il torchio veniva preso in prestito da Dante Vaio in cambio delle "raspe" risultanti dopo la spremitura che venivano "intampate" (stivate) nelle vasche sotterranee della distilleria per essere successivamente sottoposte a distillazione per ottenere la grappa.
La distilleria era sita in canton dal Bal e nel '56 era stata ammodernata dai fratelli Vaio (Candido e Ture - Salvatore - papà di Dante e Gisia) con alambicchi a colonna e caldaia a vapore, come peraltro risulta dal cartiglio posto sulla sommità della ciminiera realizzata a cura dell'impresa A. Berruquier.
Una volta caricato il torchio e sistemato il "castin" (castello di traversine in legno necessario per la omogenea spremitura delle vinacce) si abbassava la "testa premente del tipo a saltarello" mediante la vite senza fine, fino al piano d'imposta delle vinacce. Mediante la barra si iniziava a spremere la massa e a far scaturire la "torciura" da conferire in una apposita botte che depositasse la feccia ancora in sospensione: questa spremuta, essendo fortemente tannica, veniva successivamente distribuita nelle varie botti di fiore per dare corpo al vino.
La prima parte della torchiatura necessitava della costante presenza degli operatori che si davano il cambio alla barra e a travasare il vino dal "subar al botal" fino alla completa spremitura.
Raggiunto un certo grado di spremitura il mollone della testa caricato a dovere provvedeva a mantenere costante la pressione sulle vinacce per cui gli operai si prendevano una pausa e si rilassavano con una buona dose di "bagna cauda" che magna Talina aveva pazientemente e accuratamente preparato.
Era usanza mangiarla alla "manera veija" ossia in piedi attorno alla tavola intingendo le verdure nel "pailot in terra cotta" (posto al centro della tavola) e con un crostone di pane ad uso piatto per non sbrodolare e accompagnare la funzione manducatoria!
A turno si andava a controllare la pressione del torchio ed eventualmente a ricaricare il mollone qualora si fosse rilassato: e così si andava avanti per ore fino alle ore beate ed a esaurimento della bagna e del corroborante vino che barba Flip aveva attinto dalla cantina.
La lauta libagione a volte induceva anche a qualche sommovimento corporale che doveva necessariamente essere soddisfatto. In adiacenza della tampa esisteva il "cess" costituito da un gabbiotto in muratura e con un asse di traverso per potersi appoggiare come peraltro erano comuni nelle case dei contadini!
Fatto sta che quella volta a Pinin necessita di usare il n. 100 (il bocia danà non ha mai capito il perchè veniva chiamato così) per cui si assenta dicendo: " e vun a fane na quarta"!
Dopo un certo lasso di tempo si sente dal fondo del cortile delle disperate invocazioni d'aiuto: " ... aiut - aiut ...tireme fora ..!
Corrono tutti in direzione degli sbraiti e trovano Pinin immerso nel "pitò" fino al collo. All'iniziale stupore e spavento è immediatamente subentrata una unanime e fragorosa sganassata da far venire il mal di pancia nonostante le imprecazioni del mal capitato e le suppliche dello stesso.
Tutto finì presto e bene dopo una abbondante e profonda abluzione nel "treu" posto sotto la canale dove barba Flip preparava il verderame per le viti ed un cambio d'abiti fornito dalla magna Talina che non smetteva di ridere sotto i baffi!
Qualche tempo dopo si sentiva sussurrare una canzoncina ...." chi ca l'è cul bastardass c'a l'è 'ndà a resiaije l'as an tal ces ad barba Flip? ... an por fijeul l'è 'n dait al ces, sa sciapà l'as an mes e a l'è cait a t'la m...a. ...con la m...a fin al col a braijava ... aiut .. aiut ..tireme fora !!!"